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La forza delle parole e il significato

Questo articolo è un gentile contributo al blog da parte di Alessandro Burgognoni.

Mi ha sempre meravigliato la forza delle parole, la loro capacità di smuovere le menti e suscitare sentimenti che vanno oltre il senso del quotidiano, nel bene e nel male, così come considerare la forza del pensiero espresso con quelle parole che ha contribuito all’evoluzione del mondo nel corso della storia.
Cercando di capire il linguaggio si va oltre la meraviglia. Quella sequenza di lettere e corrispondenti suoni che per noi è portatrice di senso e conoscenza, quella capacità interpretativa del nostro cervello e della nostra mente di dare una logica, una razionalità e un significato a quelle parole mi ha sempre fatto porre la domanda di come ciò avvenga.

La linguistica ha fatto passi da giganti nel definire e strutturare le forme del linguaggio. Eppure le sue applicazioni nell’intelligenza artificiale ci dimostrano che attualmente le più avanzate competenze dei sistemi “intelligenti” sono limitate all’aspetto sintattico-lessicale della frase, senza alcuna “consapevolezza” e relazione con la realtà che quella frase rappresenta, con un legame semantico dettato da un processo statistico/probabilistico nell’ambito di un accesso a una mole di dati di dimensioni straordinarie.

Un esempio recente:
La meraviglia per “LaMDA” (Language Model for Dialog Applications) il sistema di chatbot di Google
“LaMDA è un sistema di chatbot basato su alcuni dei più avanzati modelli linguistici di grandi dimensioni al mondo, sistemi di intelligenza artificiale in grado di evocare frasi coerenti dopo aver ingerito trilioni di parole da Wikipedia, Reddit e altre fonti di conoscenza. (Fonte Ari Moutafis – Is Google’s LaMDA AI Truly Sentient?)”, le sue apparenti doti di “coscienza” derivano dal fatto che se riceviamo una risposta di senso compiuto ad una domanda ne deduciamo che ci sia dietro una intelligenza/coscienza, in realtà come sostiene il filosofo Luciano Floridi abbiamo raggiunto un punto della tecnologia dove esiste la capacità di agire “agency” senza che dietro ci sia una intelligenza, sinteticamente “agere sine intelligere”. Oggi la nostra capacità di creare processi algoritmici sofisticati e complessi ci consente di ottenere comportamenti “intelligenti” da parte dei nostri sistemi senza che “l’intelligere” ci sia veramente. Insomma in estrema sintesi floridiana divorzio tra intelligenza e capacità di agire.

l’AI ethicist Margaret Mitchell afferma sinteticamente cosa sia LaMDA “a computer program, not a person.” – in effetti nessun programma per quanto sofisticato lo è.

Una frase ha senso perché chi la legge o chi la ascolta ha un sostrato culturale che la fa inserire in un insieme di concetti e conoscenze che ne caratterizzano e identificano il significante e il significato – (Il significante, cioè la parola scritta o pronunciata, l’elemento percepibile con i sensi, Il significato, ossia l’immagine presente nella mente, il senso, il concetto.).

E’ necessaria una coscienza per far aderire un concetto alla realtà che percepiamo, tralasciando volutamente il concetto di realtà – se si vuole approfondire il testo “Alla ricerca del reale” di Bernard D’ Espagnat è illuminante – il concetto di una realtà oggettiva accessibile alla ricerca è troppo complesso per essere trattato in questo scritto, ci accontenteremo di un “semplice” concetto di percezione del mondo in senso lato.

A causa di quella percezione del reale il significante ed il significato sono in qualche modo legati fra loro dalla consuetudine e dalla storia della lingua:

“Il legame che unisce il significante al significato è arbitrario: ha una motivazione storica, e ovvero si ritrova nella storia della lingua. Per il parlante comune, che nulla sa della storia della propria lingua, tale legame è una convenzione accolta da tutta la comunità linguistica a cui egli appartiene.” (Fonte: Sergio de Tomi – “Significante e Significato”)

Il linguaggio caratterizza la dimensione dell’umano lo contraddistingue rispetto alle altre specie viventi che pur avendo strumenti di comunicazione, sia quelle vegetali che quelle animali, molto sofisticati non consentono loro – almeno per quanto sappiamo fino ad oggi – di concettualizzare ed articolare il pensiero così come noi comunemente facciamo.

“La sfida di creare un’intelligenza umana nelle macchine rimane molto sottovalutata. I sistemi di IA di oggi mancano gravemente dell’essenza dell’intelligenza umana: comprendere le situazioni che viviamo, essere in grado di coglierne il significato. Il matematico e filosofo Gian-Carlo Rota chiese notoriamente: “Mi chiedo se o quando l’IA abbatterà mai la barriera del significato”. Per me, questa è ancora la domanda più importante. “ dal Times – Melanie Mitchell – Artificial Intelligence Hits the Barrier of Meaning.

Le parole animano i nostri giorni e soprattutto i nostri desideri e spingono le nostre azioni perché le attribuiamo un significato, come attribuiamo significato ad un simbolo, ma per le macchine è evidente l’incapacità di dare “significato” ai simboli che manipolano, sono potenti manipolatori incapaci di consapevolezza.

La forza e l’efficacia delle parole che utilizziamo per comunicare deve trovare riscontro nella dimensione di tutti e di ognuno, tant’è che le stesse parole, nell’ambito della lingua del gruppo di appartenenza, suscitano attenzione od indifferenza in funzione del mondo di ognuno e dei “significati” che ognuno porta dentro di se. I grandi dialettici e oratori sanno trovare le corde dei “significati” comuni per portare gli ascoltatori, anche se nella “comprensione” del singolo emergeranno le sfumature del proprio livello di conoscenza, ad un medesimo livello di sensibilità in merito al tema esposto.

Parole a volte vuote, solo per riempire il tempo, parole competenti e mirate per guidare una scelta o la ricerca di una soluzione, parole per giocare, parole per vivere e per amare e per aiutare, parola a volte dure per offendere e ferire, il nostro esistere è immerso nelle parole e nella ricerca del significato che dalle parole si trasferisce a quello dell’esistenza.

Non esiste ancora una “teoria del significato” esaustiva e consolidata, filosofi e studiosi ci si arrovellano da anni eppure attraverso le parole e l’interazione che esse consentono siamo andati ogni giorno avanti nelle nostre vite pur non dominando cosa sia un “significato” perché quella capacità di gestirlo ci appartiene come umani razionali e pensanti. L’utilizzo dell’AI con la creazione di sistemi semiotici potrebbe permettere di verificare la validità di possibili modelli di semantica del linguaggio naturale e a piccoli passi condurci verso una maggiore comprensione del significato e della modalità e strutture cerebrali che consentono la nostra capacità di servircene.

Intanto resta la meraviglia per il linguaggio, facciamo buon uso di questa meraviglia per noi e per gli altri, il mondo ha bisogno di parole adeguate ai tempi e questi sono tempi dove le parole e i significati sono spesso ambigui e devianti, cominciamo da noi dalle nostre parole che siano frutto di consapevolezza, che siano portatrici di contenuto e ispiratrici di positività.

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